Il grande architetto Le Corbusier disse in più di un'occasione che l'architettura di interni è "il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi nella luce". Ciò significa che chiunque, lanciandosi in operazioni di interior design estese o ridotte che siano, deve tener conto e riflettere sui modi migliori per sfruttare la luce artificiale, perché questa va a connotare qualsiasi ambiente e la sua distribuzione è interamente nelle nostre mani, che devono sapere come orientarla e come sceglierla.
La luce è in grado di rimodellare ogni cosa, facendo risaltare aspetti magari nascosti o meno evidenti in un arredo; può plasmare le forme delle stanze, e persino quelle degli stessi edifici.
L'illuminazione è in grado di modificare anche il modo in cui si preferisce usufruire di uno spazio: è una infinita lotta, ad esempio, quando tra due persone che convivono una preferisce luci nette, forti e dai toni più "freddi", e l'altra vuole che le lampade diffondano luci calde, soffuse, di quelle adatte a creare un'atmosfera raccolta e che stimolino ad esempio la lettura. Ciascuna delle due persone desidererebbe un ambiente diverso, e proprio l'illuminazione può trasformare una stanza una volta nell'uno e una volta nell'altro.
L'obiettivo di dimostrare come la scelta delle luci vada ad influenzare qualsiasi ambiente antropizzato è tra i principali obiettivi della mostra "Lightopia", in corso al Vitra Design Museum in Germania fino al prossimo 9 marzo.
Tra le sale di questa esibizione si scoprono tutte le relazioni tra luce e design, lo sfruttamento di questa risorsa anche a seconda delle diverse tendenze sociali, oltre a compiere un excursus storico partendo dalle ormai obsolete lampadine ad incandescenza fino ai giorni nostri con i LED e gli oLED.
Non manca ampio spazio dedicato a designer ed artisti che hanno indissolubilmente legato il proprio nome alle sorgenti luminose come oggetti di arredamento a tutti gli effetti diventati nel tempo icone del''interior design.